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L’epilessia rientra tra i problemi neurologici più comuni nel cane. In medicina umana si è evidenziato come questa patologia sa correlata all’insorgenza di modificazioni neuro-comportamentali come depressione, ansia, disturbi dell’umore. In medicina veterinaria i dati riguardanti il cane sono molto ridotti e lo scopo dello studio pilota è stato quello di analizzare il comportamento di cani affetti da epilessia e valutarne l’evoluzione.
La ricerca si è basata sulla somministrazione di questionari ai proprietari di cani affetti da epilessia, un questionario inziale e tre come controllo, contenenti informazioni generali, sanitarie e comportamentali. Circa il 23% dei cani seguiti aveva presentato in passato sintomi di fobia, paura, ansia o aggressività.
Nella ricerca si è riscontrato come i proprietari abbiano evidenziato una diminuzione significativa dei comportamenti aggressivi, ma un peggioramento di altri problemi comportamentali.
Lo stress e l’ansia possono avere un’influenza negativa sull’individuo epilettico e, nello stesso tempo, l’epilessia può favorire un aumento dello stato ansioso del soggetto. Sono auspicabili ulteriori studi per poter raccogliere più dati sulla popolazione canina, lo stato epilettico e la correlazione con il comportamento.

Raffaella Bestonso - Simona Cannas - Davide Bertoni - Francesca Cozzi - Rocco Lombardo - Silvia Mazzola - Clara Palestrini, "Veterinaria" , n° 3, Giugno 2021.

Nel 2017, in Italia, è stato portato a termine il primo studio sulla presenza e sul ruolo delle libere professioni in ambito accademico sotto l’egida della Anvur (Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca) con la collaborazione del gruppo di lavoro Anvur “Professioni e professionalità” costituito dai docenti delle diverse aree di competenza. Lo studio ha avuto come obiettivo la valutazione – da parte delle Università – della preparazione degli studenti nei confronti dell’esercizio della professione, e – da parte dell’Anvur – la stima dell’efficacia dei corsi universitari rivolti alle libere professioni ordinistiche. Questa esigenza è scaturita dall’esame dei risultati di un’indagine effettuata nel 2013 da Istat e Isfol (Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori) dove si evidenziava come il mondo del lavoro richiedesse competenze e conoscenze sempre più potenziate, soprattutto per quanto riguardava le professioni ordinistiche...
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Raffaella Bestonso, "La Settimana Veterinaria" , n° 1062, 2018.

La convivenza tra bambini e cani, se correttamente gestita, rappresenta una buona opportunità: l'animale, oltre ad essere un compagno di giochi, può aiutare il bimbo ad accettare la diversità e a cercare di comprendere linguaggi differenti dai propri.
E' importante, soprattutto se sono presenti bimbi piccoli, non lasciarli mai soli con il cane. La presenza dei genitori o di un adulto sarà fondamentale per permettere una buona interazione e per far comprendere al bimbo che il cane non è sempre disponibile a giocare in ogni situazione.
I genitori dovranno insegnare al bimbo a rispettare il proprio cane, non disturbandolo mentre mangia, mentre riposa, mentre interagisce con altri animali. Inoltre sarà utile imparare a riconoscere i segnali di disagio emessi dal cane, in modo da evitare situazioni in cui il rischio di morsicature potrebbe aumentare.
A volte un cane sconosciuto può avvicinarsi al bambino: l'esito dell'interazione dipenderà sia dal temperamento dell'animale, sia dalla reazione del bimbo. E' buona regola chiedere al proprietario se l'animale è amichevole con i bambini. Successivamente, se l'animale non mostra disagio, il bimbo si potrà avvicinare al suo fianco e si farà annusare evitando movimenti improvvisi.

Quando di parla di “pericolo” si intende una situazione in cui esiste una probabilità di sofferenza e tale condizione implica una responsabilità verso l'individuo che soffre, che si ferisce o che perde la vita; “pericoloso” è un individuo che causa pericolo a qualcosa o a qualcuno.
Il pericolo è considerato “concreto” quando la condizione prevede un'alta probabilità di determinare sofferenza, mentre è “astratto” o “sospetto” quando la situazione prevede la possibilità che avvenga un evento dannoso.
Un animale può essere “pericoloso”.
Al fine di evitare situazioni pericolose è fondamentale identificare gli individui a rischio, valutare le difficoltà, decidere le precauzioni, osservare i risultati implementando eventualmente le misure di sicurezza e aggiornando regolarmente i dati raccolti. Inoltre sarà opportuno prendere in esame tutti i fattori rilevanti come le caratteristiche fisiche e comportamentali del soggetto, l'ambiente in cui esso vive valutando le conoscenze e gli atteggiamenti dei proprietari e di altre persone che vengono a contatto con l'animale per poter riuscire a prevedere luoghi e tempi in cui si potrebbero verificare i danni.
Il procedimento di valutazione del rischio dovrebbe essere effettuato in ogni caso di aggressione dove viene richiesta una consulenza comportamentale e nei casi, di solito giuridici, in cui si ritiene necessaria una valutazione speciale.
Per “temperamento” si intende un tratto della personalità del cane domestico (canis familiaris) che racchiude caratteristiche individuali di comportamento coerenti nel tempo e nel corso di determinate situazioni; esso risulta relativamente stabile durante la vita dell'individuo ed è rappresentato da tendenze geneticamente fissate.
Il termine può essere considerato simile all'espressione “personalità” usata negli esseri umani. Da anni le ricerche in ambito umano hanno avuto come obiettivo l'individuare i fattori importanti per identificare le diverse dimensioni della personalità: il “modello dei Big Five” sembra essere la soluzione in cui vengono a confluire diverse tradizioni di ricerca e da cui risulta possibile ottenere una migliore classificazione della personalità.
Il modello dei Big Five comprende cinque tratti fondamentali della personalità umana: Nevroticismo, Estroversione, Apertura, Gradevolezza, Scrupolosità. Esistono altrettanti “Bif Five” nel temperamento del cane? Jones e Gosling nel 2005 hanno compiuto ricerche in tal senso, ma non hanno ottenuto risultati concordanti, anche se si è potuto ottenere una definizione dei tratti principali di temperamento: Reattività, Timore, Aggressività, Sottomissione, Gregarismo, Addestrabilità.

Raffaella Bestonso, "La Settimana Veterinaria" , n° 1089, 27 marzo 2019.

L’aforisma di Platone “L’inizio è la parte più importante del lavoro” ben si addice allo sviluppo comportamentale del cucciolo che vede nei primi mesi di vita il periodo più importante per favorire la crescita di un individuo adulto equilibrato.
Quando si parla di benessere si intende uno stato che coinvolge tutti gli aspetti dell’essere vivente. Il benessere è dato dall’equilibrio tra l’individuo e l’ambiente che lo circonda e non è possibile separare il benessere fisico da quello psicologico. I comportamenti mal adattativi di un cane possono compromettere i benefici derivanti dalla relazione uomo-animale e di conseguenza il benessere di entrambi.
I “periodi sensibili” rappresentano le fasi della vita del cucciolo durante le quali l’individuo è particolarmente sensibile all’apprendimento di associazioni stabili e durature nel tempo. Durante questi primi momenti, le esperienze vissute influenzeranno in modo profondo e durevole il comportamento dell’adulto e la sensibilità della sua risposta allo stress. È stato osservato come più fattori, nell’arco della crescita, siano in grado di condizionare il comportamento dei cuccioli con conseguenze che possono persistere per tutta la vita. Essi sono le prime esperienze vissute, la socializzazione, l’attaccamento e le cure materne, l’età di adozione e l’origine del cucciolo.
Partendo dal periodo prenatale, durante il quale l’esposizione della cagna gravida a fattori di stress ambientale può avere effetti a lungo termine sulla salute mentale e comportamentale della prole, si attraversano le fasi neonatale e di transizione che permettono al neonato di trasformarsi in cucciolo. La nascita avviene ad uno stadio iniziale dello sviluppo e l’ambiente esterno riveste un ruolo importante sullo sviluppo neurologico del giovane animale che imparerà a riconoscere come normali gli stimoli che fanno parte del suo ambiente fisico e sociale.
Le cure materne, in questo periodo e in quelli successivi, saranno fondamentali per la sopravvivenza della prole. Tramite il leccamento, l’allattamento e il contatto fisico verrà garantita la sopravvivenza neonatale e verranno forniti ai cuccioli stimoli adeguati che porteranno ad una migliore resilienza e ad una risposta allo stress meno reattiva.
Il periodo di transizione è breve, ma fondamentale nello sviluppo fisico e neurologico del cucciolo. Il legame di attaccamento tra madre e cucciolo diventa più complesso e la presenza della madre in un ambiente tranquillo e stimolante rappresenta la base sicura a cui il piccolo potrà fare riferimento per trovare protezione e sicurezza e da cui allontanarsi per conoscere il mondo.
Dalla terza settimana si entra nel periodo della socializzazione che durerà fino alla dodicesima/quattordicesima settimana per poi continuare fino ai 6 mesi come socializzazione tardiva. Questa fase permetterà al cucciolo di creare un attaccamento sociale verso i conspecifici, verso l’uomo e verso altri animali. Il piccolo prenderà sempre di più coscienza dell’ambiente che lo circonda imparando a reagire in modo appropriato e acquisendo competenze sociali fondamentali per la sua vita futura. Le 12 settimane di età possono essere considerate il limite ultimo per la socializzazione verso altre specie (la socializzazione intraspecifica termina alcune settimane prima). Sarà quindi fondamentale permettere al cucciolo di affrontare con serenità nuove esperienze e nuovi incontri, sia intra che interspecifici.
L’età di adozione rappresenta un altro fattore importante per la formazione di un dividuo equilibrato e sano. Diversi studi hanno dimostrato che un’adozione precoce potrebbe influire negativamente sul comportamento del cucciolo, così come si è visto che soggetti adottati tra le 13 e le 17 settimane presentavano un rischio maggiore di manifestare comportamenti legati alla paura sociale e all’aggressività.
Non si deve poi dimenticare il periodo di socializzazione tardiva in cui sarà fondamentale evitare che vadano persi gli effetti di una socializzazione adeguata mantenendo alta l’attenzione sulla continua stimolazione per rinforzare quanto appreso in precedenza.
Verso i 4-6 mesi compariranno le prime manifestazioni di comportamento sessuale, mentre la maturità sociale avverrà verso i 18-36 mesi. Intorno a questo periodo di vita è possibile osservare la comparsa di aggressività verso i proprietari e verso soggetti estranei e di conseguenza questa è la fase in cui si registra un elevato numero di richieste di accoglienza in canile. Le risposte inadeguate dei proprietari e/o le reazioni di difesa nei confronti di comportamenti inadeguati possono esacerbare l’atteggiamento aggressivo con conseguenti ripercussioni sul benessere familiare.
I medici veterinari possono avere la possibilità di aiutare i proprietari, neofiti e no, attraverso l‘organizzazione di Puppy Class e di Puppy Party favorendo gli incontri tra cuccioli tramite l’aiuto di un veterinario esperto in comportamento e/o di un educatore, in modo da far comprendere ai proprietari quanto sia importante iniziare un rapporto di fiducia con il proprio cane senza errori.

Raffaella Bestonso, "La Settimana Veterinaria" , n° 1248, 21 settembre 2022.

Secondo un vecchio detto, “il cane è il migliore amico dell’uomo”. Ma dove e quando è nata questa indiscutibile amicizia? Il rapporto tra l’uomo e il cane dura da tantissimo tempo e affonda le sue origini nella lontana preistoria. Si hanno notizie di questa relazione che risalgono a un periodo compreso tra i trenta e i quarantamila anni fa, ma studi sulla genetica molecolare dimostrano che il legame è ancora più antico.
Il cane non è nato come tale ma si è trasformato attraverso i millenni. Sebbene siano state formulate e avanzate in passato diverse teorie - alcune delle quali ne ipotizzavano una discendenza a partire dallo sciacallo o da altri canidi selvatici - a oggi sappiamo che il progenitore del cane era il lupo e questo fatto è stato dimostrato dalla scienza sulla base dello studio del corredo cromosomico di entrambe le specie. Esistono similitudini tra la società umana e quella lupina che hanno portato a un avvicinamento tra le due specie che ha dato origine al cane domestico: l’allevamento dei piccoli tramite il gruppo familiare, la capacità di comprendere lo stato d’animo attraverso le espressioni e i comportamenti, il desiderio di comunicare con gli altri individui.
In epoche remote il lupo iniziò ad avvicinarsi all’uomo...
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Raffaella Bestonso, "Zampotta - Pet business" , febbraio, 2020.

Grandi conquiste sono state fatte rispetto alle scandalose condizioni lavorative delle donne dei secoli passati e piccoli passi avanti si stanno tutt'ora facendo riguardo alla migliorta situazione lavorativa femminile e alle presenze rosa in campo politico e governativo; tuttavia, il traguardo della parità di genere in ambito professionale è ancora lontano. Cerchiamo di capire il perchè...
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Raffaella Bestonso, "La Settimana Veterinaria" , n° 1099, 2019.

Per “emozione” si intende uno stato mentale e fisiologico associato a modificazioni psicologiche nei confronti di stimoli, interni od esterni, naturali o appresi. Dal punto di vista evolutivo, la principale funzione delle emozioni è rappresentata dal rendere più efficace la reazione di un individuo nel corso di eventi in cui si renda necessaria una risposta immediata per permetterne la sopravvivenza.
La salute emozionale non deve essere sottovalutata ed è importante quanto la salute fisica; quando si affronta un disturbo comportamentale, l’approccio diagnostico deve comprendere tutte le aree eventualmente coinvolte, da quelle fisiche a quelle mentali.
Jaak Panksepp, psicologo e neuroscienziato, ha dedicato la sua professione allo studio delle emozioni umane in chiave neurobiologica ed evoluzionista. Ha indicato come tutti i mammiferi dispongano di sistemi emotivi di base situati nelle zone sottocorticali del sistema nervoso centrale. Le parti neuroanatomiche e neurochimiche presenti appaiono molto simili tra le diverse specie di mammiferi.
Queste emozioni sono provate da uomini o animali con piacere o disagio; ad esempio la frustrazione, la paura, il panico sono associate ad una sensazione spiacevole, la cura e il gioco sono vissute in modo positivo e stimolano comportamenti di ricerca di queste esperienze.
Panskeep ha classificato i principali “sistemi emotivi” che regolano diversi aspetti della vita evidenziando come le loro alterazioni o inibizioni influenzino il comportamento e siano alla base di svariati disturbi. Partendo da questi presupposti, Sara Heath ha individuato per gli animali “sistemi emotivi “più specifici.
L’equilibrio tra i diversi sistemi porta ad uno stato di comfort.

Raffaella Bestonso, Workshop "Le emozioni in etologia clinica veterinaria" , Pisa, 9 febbraio 2020.

L’età migliore per l’adozione o l’acquisto di un cucciolo è intorno ai due mesi di vita. È un errore pensare che il periodo giusto per separarlo dalla madre e dai fratellini corrisponda al momento in cui l’animale sia ormai in grado di alimentarsi da solo e possa fare a meno del latte materno. Durante i primi due mesi di vita e oltre si succederanno dei “periodi sensibili” fondamentali per lo sviluppo comportamentale del cucciolo: è importante ricordare che le esperienze vissute in questi momenti influenzeranno profondamente il comportamento del soggetto adulto.
Grazie alla convivenza con la mamma e i fratellini, il piccolo apprenderà le basi della vita sociale che saranno molto importanti in futuro per instaurare un rapporto corretto con i proprietari e i conspecifici: imparerà a comportarsi, a giocare e a controllare il morso, tutti aspetti fondamentali all’interno di un gruppo sociale.
Si è parlato di “periodi sensibili”. Uno dei più importanti, che va dalle 3 alle 14 settimane e oltre, è il periodo di socializzazione, lasso di tempo in cui il cucciolo è pronto per conoscere e accettare tutto ciò che lo circonda e che farà parte della sua vita futura. In questa fase sarà importante permettere al giovane di venire a contatto con più stimoli possibili, gradualmente e delicatamente,e di vivere esperienze positive che influenzeranno la sua vita futura. È importante ricordare che la socializzazione si protrarrà anche durante l’adolescenza e, in questo arco di tempo, il proprietario dovrà continuare a favorire i contatti del giovane cane con tutto ciò che lo circonda.

Una delle più frequenti e insistenti lamentele dei proprietari di un cagnolino preso da poco riguarda le eliminazioni in casa. Il cucciolo deve fare i suoi bisogni ed è normale che all’inizio li “lasci” dove capita, non avendo ancora ben chiare le regole. Come fare, dunque, per abituarlo senza punirlo? L’utilizzo della traversina, ancora di salvezza per molti, è un argomento controverso. Molti suggeriscono di evitarla per abituare il cane a urinare e defecare direttamente fuori, evitando il passaggio intermedio. In questo caso sarà importante far uscire il cane spesso, in modo da poterlo premiare tutte le volte che sporca dove è giusto che lo faccia.
Esistono dei segnali, che il proprietario dovrebbe imparare a riconoscere, che preludono all’eliminazione: quando il cagnolino interrompe le proprie attività e manifesta l’intenzione di defecare o urinare annusando il pavimento e assumendo la tipica posizione, andrebbe avvicinato con calma, immediatamente trasportato sulla traversina (se presente) e successivamente premiato (con un "bravo"o con una carezza o con un bocconcino) nel momento in cui sporca nel luogo indicato. La traversina dovrà essere gradualmente spostata verso la porta d’ingresso fino a raggiungere l’obiettivo finale, ovvero quello di uscire quando è il momento. Si tratta di un processo che richiede pazienza, ma prima o poi i cani imparano che il bagno è fuori casa.
Meglio sarebbe abituare il cucciolo fin da subito a sporcare all’esterno, senza sgridarlo, ma gratificandolo con un premio nel momento in cui urina e defeca.

Un’altra delle problematiche che il proprietario si trova ad affrontare è l’abitudine del cagnolino alla solitudine. Si considera che un soggetto adulto possa rimanere da solo al massimo 7 ore, un cucciolo non più di 4, un dettaglio da tenere presente quando si decide di fare un passo importante come l’adozione di un cane.
La figura materna è quella che protegge il piccolo e dà equilibrio: in questo modo il cucciolo potrà diventare indipendente senza andare incontro a paure e conseguenti disturbi comportamentali.
Il giovane animale dovrà essere abituato da subito alla solitudine: mai decidere di prendersi una vacanza per rimanere sempre con lui e poi sparire improvvisamente perché sono finite le ferie!
All’inizio ovviamente non potrà stare da solo per tanto tempo ma lo si dovrà abituare gradatamente a brevi momenti di solitudine, allontanandosi dapprima per qualche minuto e poi, via via, per intervalli sempre più lunghi.

La stretta e bidirezionale relazione tra apparato digerente e sistema nervoso centrale (e non solo) è oramai ben assodata; tuttavia, informazioni in merito derivano quasi esclusivamente da studi effettuati in medicina umana o su un modello animale sperimentale.
Un ruolo di primaria importanza è giocato dal microbiota (ndr. popolazione di organismi che colonizza un determinato luogo) presente nell’apparato digerente, tanto che quello che inizialmente veniva definito “gut-brain axis”, viene ora più comunemente riportato come “microbiome-gut-brain axis”. I batteri presenti nell’intestino svolgono infatti dei compiti fondamentali per la salute dell’apparato digerente, ma sono altrettanto importanti per lo sviluppo ed il funzionamento del sistema nervoso, anche attraverso il sistema immunitario ed endocrino. E’ noto come malattie quali depressione e ansia siano associate, ad esempio, anche ad alterazioni nelle trasmissioni serotoninergiche, condizione potenzialmente modulabile dai batteri presenti nell’intestino. Il sistema è come detto bidirezionale, di conseguenza il sistema nervoso centrale può influire sull’ambiente intestinale attraverso varie vie. Diversi studi ipotizzano vari gradi di associazione tra variazioni del microbioma/disturbi gastroenterici e disturbi comportamentali.
In medicina umana recenti ricerche hanno correlato alcune patologie gastrointestinali a patologie psichiatriche come ansia, autismo, schizofrenia e disturbi neurovegetatitivi. Inoltre si è osservato come modifiche del microbiota intestinale influenzino la normale fisiologia e favoriscano la comparsa di malattie che vanno dallo stato infiammatorio all'obesità. Si stanno raccogliendo sempre più dati riguardanti il legame tra il microbiota intestinale e il Sistema Nervoso Centrale e la possibilità di comunicazione tra queste due componenti dell'organismo attraverso il sistema endocrino, immunitario e metabolico. Studi su animali germ-free e su animali esposti ad infezioni suggeriscono come la flora intestinale svolga un ruolo importante nella regolazione dell'ansia, dell'umore e del dolore. Da queste ricerche emerge il concetto di un asse microbiota – intestino – cervello che ci potrà forse portare a nuove strategie terapeutiche per i disturbi del sistema nervoso centrale.
La colonizzazione microbica dei mammiferi è un processo evolutivo che modula la fisiologia dell'ospite. Tale colonizzazione da parte del microbiota intestinale agisce sullo sviluppo cerebrale e sul successivo comportamento dell'adulto. Studi hanno evidenziato come topi germ-free abbiano un livello di serotonina significativamente ridotto rispetto a topi normali e come questi livelli possano essere ristabiliti con l'introduzione di batteri sporigeni nell' apparato digerente. I risultati di questi studi portano a supporre che il processo di colonizzazione microbica possa avviare dei meccanismi che influenzano i circuiti neuronali coinvolti nel controllo dell'attività motoria e del comportamento ansioso.

Raffaella Bestonso, Convegno AIVPA "COMPORTAMENTO E DISTURBI GASTROENTERICI: quale relazione?" , Orio al Serio (BG), 12 novembre 2016.

Un’esigenza fondamentale e imprescindibile del cane (e del cucciolo) è quella di fare esercizio fisico quotidianamente. Questo principio si traduce, prima di tutto, nella necessità della passeggiata, routine quotidiana che non serve solo per assolvere ai bisogni naturali che tutti conosciamo, bensì per muovere i muscoli, mantenersi in forma e tenere la mente attiva.
Per quanto piccoli e fragili possano sembrare, anche i cani più piccoli hanno bisogno di esercizio fisico. La passeggiata è per il cane non solo occasione di movimento ma anche di attività mentale: guardare, annusare, sentire… insomma interagire con il mondo… perché negarglielo? Si tratta di un’esigenza fondamentale per la specie!
Ora c’è da chiedersi: quante volte deve uscire un cane? Spesso il tempo a disposizione è poco, ma un buon compromesso potrebbe essere 3-4 volte al giorno, con la possibilità di un’uscita più lunga durante la quale potrà correre libero senza guinzaglio.
Queste camminate/esplorazioni saranno ancora più importanti per il cucciolo, che deve imparare a conoscere ciò che lo circonda, soprattutto durante il periodo dell’apprendimento e della socializzazione: tutto ciò che scopre in questo lasso di tempo entrerà a far parte del suo bagaglio conoscitivo e culturale. Un cagnolino che non interagisce con il mondo ne avrà paura un domani!

Si parte per le vacanze: il nostro gatto viene con noi? Starà meglio in pensione o nella nostra abitazione?

Qual è la soluzione migliore per il nostro gatto?
Il territorio rappresenta per il gatto una risorsa importante: qualsiasi spostamento in altro luogo dovrà essere valutato con attenzione.
Se la vacanza si sviluppa in pochi giorni, converrà lasciare il gatto a casa, nel suo ambiente, con i suoi riferimenti e con l'aiuto di amici o parenti per l'assistenza giornaliera. La persona incaricata dell'accudimento, oltre a pulire le cassettine e riempire le ciotole di acqua e cibo, dovrà trascorrere un po' del suo tempo insieme al micio coccolandolo e giocando con lui. Il gatto è un tipino autonomo, ma se rimane solo in casa avrà bisogno di svago...
Risulta essenziale che la persona incaricata dell'accudimento sia conosciuta, in modo tale che il gatto si senta sicuro in sua presenza. Se la vacanza durerà a lungo si potrà decidere se scegliere la soluzione “casalinga”, la pensione o il viaggio insieme a noi.

Come possiamo valutare un buona pensione?
La soluzione migliore sarebbe chiedere indicazioni al veterinario di fiducia. Inoltre, un sopralluogo per controllare se l'ambiente sia davvero adatto al nostro animale sarebbe utile. La cosa migliore sarebbe una pensione dedicata ai felini, con proprietari e gestori preparati sul comportamento e sulle esigenze specifiche di questi animali.
La struttura dovrebbe essere dotata di box singoli, facilmente lavabili e disinfettabili, con dimensioni adatte affinché il gatto possa sfruttare lo spazio verticale e orizzontale. All'interno, l'arricchimento ambientale sarà importante: tiragraffi, giochi, mensole rappresentano elementi importanti per il benessere del nostro gatto.
Sarà utile inserire nel box oggetti appartenenti all'animale: cuccia, giochi, cassettine igieniche, copertine renderanno l'ambiente più familiare e gradevole. Il proprio cibo e la lettiera abitualmente utilizzata aiuteranno l'animale ad adattarsi più velocemente.

E se volessimo portare il gatto con noi in vacanza?
Anche questa potrebbe essere una soluzione, ma è necessario attivarsi per tempo per cercare delle strutture attrezzate ad ospitare animali. Fortunatamente sono sempre di più gli alberghi o gli agriturismi che accettano gli animali “in vacanza”.
Le indicazioni sono simili a quelle applicate per le pensioni: sarà buona norma portare con sé gli oggetti di casa in modo che siano un punto di riferimento per il gatto. In questo modo si eviterà un interesse pericoloso per il mobilio e la tappezzeria del nuovo ambiente. L'uso di feromoni può essere d'aiuto e il confinamento, nei primi giorni, in una sola stanza permetterà al gatto una scoperta graduale e meno traumatica del territorio.
Tutto ciò risulterà più semplice nel momento in cui la vacanza si svolgerà nella propria casa al mare o in montagna, dove l'ambiente risulta già conosciuto al gatto.

Il viaggio in macchina: spesso è traumatico. Cosa si può fare?
Non sempre il viaggio in auto è rilassante. Spesso crea difficoltà all'animale che manifesta stress con vocalizzazioni, salivazione, tremori e altri malesseri. Questi sintomi sono da correlare alla cinetosi (il “patire” la macchina) oppure a vera e propria paura.
Il gatto dovrà essere mantenuto nel proprio trasportino, considerato dall'animale un ambiente sicuro: l'abituazione dovrà venire effettuata con calma, senza fretta, lasciandolo a disposizione in casa in modo che il gatto vi possa entrare ed uscire ed evitando che venga associato a eventi negativi come le visite dal veterinario. Al suo interno l'animale potrà trovare i suoi oggetti preferiti. Feromoni o nutraceutici potranno essere d'aiuto per favorire un miglior adattamento al viaggio.

La nascita di un bimbo riempie di gioia la casa: mamma, papà, fratellini, nonni accolgono il neonato con dolcezza e felicità. Ma se la famiglia comprende anche un cane, lui cosa penserà?
La convivenza tra cani e bambini è una preziosa opportunità, ma dovrà essere gestita correttamente. I cani, oltre ad essere compagni di giochi, educano i bimbi ad accettare la diversità e li stimolano a cercare di comprendere e rispettare linguaggi differenti dai propri.
Attraverso il gioco aiutano il bimbo a vivere nuove esperienze, ad acquisire nuove competenze, a sperimentare l'esplorazione, l'autonomia e il senso di responsabilità.

Come preparare il cane all'arrivo di un neonato?
L'arrivo di un neonato va preparato con cura e la preparazione inizia dal periodo di gravidanza.
Prima di tutto sarà importante osservare il proprio animale per evidenziare eventuali comportamenti scorretti: un cane che tira al guinzaglio, che è intollerante al contatto fisico o che ringhia quando ha un gioco in bocca può creare seri problemi nel momento in cui ci sarà un bimbo piccolo in casa. Inoltre sarà fondamentale far eseguire un'accurata visita clinica all'animale per evidenziare eventuali problemi di salute.
Prima dell'arrivo del neonato sarà fondamentale abituare il cane a nuovi schemi di vita che saranno seguiti dopo l'arrivo del bambino, comprese eventuali modifiche dell'ambiente dove vive il cane. Sarà utile far annusare i prodotti di pulizia che verranno usati con il bambino e, dopo la nascita, gli indumenti indossati dal bimbo. Non dimentichiamo che il neonato è un lattante e ha odori molto diversi dagli adulti. Far ascoltare al cane i vagiti registrati lo abituerà a non reagire quando ascolterà questi suoni, per lui ancora sconosciuti e spesso fonte di preoccupazione.

Esistono cani “baby sitter”?
Purtroppo no. Tutti i cani possono mordere un bambino. Le situazioni più a rischio si verificano quando l'animale non è stato ben socializzato durante le prime fasi di vita, quando la gestione non è corretta, quando il comportamento del bambino induce una reazione dell'animale, ad esempio a causa dell'incomprensione dei segnali di disagio.
Spesso le aggressioni avvengono in conseguenza di un'azione del bambino, in assenza dei genitori o di adulti. Attenzione: con i bimbi piccoli la presenza dei genitori dovrà essere sempre “attiva”; mamma e papà non dovranno distrarsi, ma dovranno essere sempre attenti alle azioni eseguite da cane e bimbo.

Nel cucciolo, le malattie endocrine riguardano principalmente la mancata crescita dell’animale, anche se le alterazioni dello sviluppo vedono implicate diverse cause e non solo quelle ormonali. Le endocrinopatie congenite non sono molte e le più rilevanti sono rappresentate dal deficit dell’ormone della crescita (nanismo ipofisario) e dall’ipotiroidismo congenito

Il nanismo ipofisario è caratterizzato da una carenza congenita dell’ormone della crescita a cui molto spesso si associano deficit di altri ormoni. È stata identificata una predisposizione di razza; i Pastori Tedeschi sono maggiormente coinvolti insieme al Cane Lupo Cecoslovacco, al Cane Lupo di Saarloos e il Cane Orso della Carelia (tutti imparentati con i primi). La sintomatologia clinica inizia ad essere evidente intorno ai 3 mesi ed è caratterizzata da un ritardato accrescimento con mantenimento delle normali proporzioni (nanismo armonico), muso a punta, rallentamento nell’eruzione dentale, alterazioni dermatologiche come la presenza del pelo da cucciolo mentre lo stato mentale risulta normale. Vengono mantenute le vocalizzazioni da cucciolo e, se la patologia decorre, entro 1-2 anni compariranno complicanze come letargia, inappetenza e alterazioni legate a ipotiroidismo secondario.

L’ ipotiroidismo congenito è riscontrabile con maggior frequenza sia nel cane che nel gatto. Può essere centrale/secondario (dovuto ad alterazioni a carico dell’ipofisi) o primario (dovuto ad alterazioni a carico della tiroide). La maggior parte delle patologie legate all’ipotiroidismo sono forme primarie in cui la tiroide non si è sviluppata correttamente o dove la funzionalità tiroidea è alterata. L’ipotiroidismo congenito centrale, benché raro, è stato descritto nel cane sia associato ad altre turbe (nanismo) sia come patologia a sé stante. La diagnosi è molto complessa e necessita di test di funzionalità sia ipofisari sia tiroidei, oltre alla scintigrafia tiroidea.